LA ENDODONZIA
E’ quella branca dell’odontoiatria che si occupa delle patologie della polpa del dente (il cosiddetto nervo) e degli effetti che dette patologie possono causare sui tessuti ossei intorno alla radice del dente (cosiddetti granulomi nell’immaginario popolare ma che in realtà trattasi di differenti patologie) e sui tessuti mucosi corrispondenti ai denti interessati (infiammazioni, ascessi, fistole ecc). Principalmente queste patologie sono l’evoluzione di carie profonda che porta dapprima alla infiammazione acuta (dolorosissima!) della polpa e successivamente alla “morte” del dente con ascesso e fistola. La polpa dentaria contenuta all’interno del dente e comunemente detta “nervo” è in realtà un tessuto contenente si delle terminazioni nervose ma anche arterie, vene e cellule connettivali che a seguito di contaminazione batterica da carie o a seguito di traumi si infiamma ed infetta creando un quadro che si manifesta con dolore. Questa infezione può anche propagarsi al di fuori del dente e diffondere all’osso circostante provocando lesioni definite ascesso o granuloma apprezzabili come un’area più scura attorno al dente o alla punta delle radici con la radiografia. In questi casi si rende necessario il trattamento dei canali radicolari del dente interessato, conosciuto comunemente come “devitalizzazione”. Consiste nella completa e accurata detersione, con apposite lime, dei canali delle radici del dente e previa opportuna sagomatura la loro otturazione con idonei cementi e un materiale inerte detto guttaperca.
E’ un trattamento di solito abbastanza lungo soprattutto quando si tratta di molari che necessitano di più sedute a seconda dei casi. Le manovre del dentista (apertura della camera pulpare, reperimento dei canali radicolari, strumentazione degli stessi per la rimozione della polpa e il riempimento dei canali) avviene previa anestesia locale tanto che il trattamento risulta essere completamente indolore.
Un indolenzimento che soggettivamente può essere più o meno lieve è di solito presente nei tre/quattro giorni successivi alla fine dell’intervento. L’obiettivo che ci si prefigge con questo trattamento è il recupero del dente altrimenti perso e il suo reinserimento (previo restauro) nella funzione dell’arcata dentaria. La percentuale di successo è alta ma occasionalmente un dente sottoposto a terapia endodontica può non guarire o reinfettarsi e continuare a dolere nonostante le terapie: questo può accadere anche dopo mesi ed anni con importante sintomatologia dolorosa imputabile all’innervazione dei tessuti ossei e mucosi limitrofi alle radici del dente interessato. In questi casi è possibile ma molto indaginoso il ritrattamento dei canali o intervenire, ove possibile, chirurgicamente con la cosiddetta apicectomia.
Molte volte il re- intervento costituisce l’unica alternativa alla estrazione dentale e l’odontoiatra fornisce sicuramente al paziente tutte le informazioni che gli consentono di decidere serenamente se sottoporsi o meno al tentativo terapeutico. I rischi generici di questo tipo di terapia sono legati all’uso di farmaci quali le allergie o all’uso della strumentazione meccanica che può ledere le mucose o all’ingestione accidentale di piccoli strumenti anche se normalmente l’area di intervento è isolata con fogli di gomma.